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Polistina Tommaso

Avvocato, cattolico intransigente. Nato a Favazzina, frazione del Comune di Scilla, il 4 ottobre del 1844 da Domenico e Annunziata Velardi. Avviato agli studi liceali nel Seminario di Oppido, crebbe all’insegna di radicali idee cattoliche e “visse sotto il segno della correttezza, della scrupolosa onestà, del rigore e dell’impegno morale, della massima coerenza in pubblico e in privato”. Trasferitosi a Napoli per i suoi studi universitari, conseguì brillantemente la laurea in giurisprudenza nel 1867. Visse la professione di avvocato come “ …missione di bene”, come scrisse di lui il De Felice; uomo di grande cultura e di eccezionali qualità oratorie fu definito da Benedetto Croce “ un fanatico…un terribile avversario clericale”, riconoscendogli però la grande considerazione di cui godeva nel suo tempo; di efficace eloquenza si accattivava consensi ed applausi anche dai suoi avversari. Nel 1869, in pieno clima del Concilio Vaticano indetto da papa Pio IX, in risposta all'azione del pontefice alcuni liberi pensatori anticattolici si riunirono a Napoli in un Congresso denominato Anticoncilio Vaticano e tra i giovani cattolici napoletani ci fu una reazione energica a quell’operato così blasfemo così da costituire l’Accademia della Gioventù Cattolica Napoletana - detta dell’Immacolata – ed a suo presidente fu designato il giovane avvocato Polistina. A tale proposito ricevette quale segno di grande stima un “Breve” da parte di Pio IX . Fu collaboratore di importanti giornali, quali Il Mattino e la Civiltà Cattolica oltre che del giornale cattolico reggino L’Indipendente. Fu strenuo difensore delle cause dei cattolici in un clima di grande tensione tra fazioni clericali ed anticlericali tanto da perorare un ‘anacronistica restaurazione dello stato borbonico. L’annosa questione meridionale, la strenua difesa dell’infallibilità papale, la negazione dell’inserimento dei cattolici nella vita del nuovo Stato anticlericale videro l’avvocato Polistina assumere posizioni così intransigenti tanto da eliminare ogni ipotesi di compromesso, la sua coscienza di estrema coerenza lo imponeva. Nel 1891 si trasferì a Reggio Calabria senza abbandonare il Foro partenopeo, fino ai terribili eventi causati dal terremoto del 1908 che gli distrussero la casa. Invitato dai molti suoi amici a Napoli vi ritornò e visse fino al giorno della sua morte, avvenuta il 1 agosto 1926. Il giornale Fede e Civiltà così scrisse di lui: “ …tra i polemisti più forti e brillanti, cavaliere della penna senza macchia e senza paura, milite ardente e generoso delle più fiere battaglie, araldo di fede, il cui nome rimarrà indelebilmente inciso a caratteri d’oro nelle pagine pugnaci del giornalismo cattolico…..resterà in gloria e benedizione nella storia dell’Azione Cattolica, di cui fu tra i primi, i più strenui e intrepidi condottieri”.