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Minasi Antonio

Filosofo naturalista. Nacque a Scilla il 20 maggio del 1736 da Rocco e da Nicolina Dieni. Sin da bambino dimostrò grande interesse per le specie viventi del mondo marino tanto che ogni mattina, recandosi a scuola, gli scogli del mare scillese erano divenuti meta obbligata delle sue esplorazioni. Abbracciò ben presto gli studi della Filosofia e delle Scienze Naturali e dopo la scelta della vita religiosa, fu nell’Ordine dei Domenicani, si laureò in Teologia. Discepolo dell’abate Antonio Genovesi, già discepolo di Giovanbattista Vico, il Minasi ebbe la convinzione che “ le lettere e le scienze non hanno valore di per sè ma in funzione del bene che possono produrre agli uomini, tanto da trarre considerazioni valide per essi”. Fu attento approfonditore del greco e delle lingue orientali, poeta ed oratore, non disdegnò di escogitare metodi semplici così da poter essere utili all’agricoltura come la distruzione delle falene, come rendere fertili le sementi di ogni frumento, come migliorare la produzione della carta, sugli interventi sull’ossidiana, per ogni altro tipo di creta per ripulire ogni armatura. Famoso, infine, il papiro che trasse dall’agave di Linneo, di gran qualità e pregio tanto da poter essere dipinto ad olio; fu in grado di purificare le fibre della stessa pianta, tinta in beicolori, e fatte tessere. Visse gran parte della sua esistenza in Calabria, nel convento di San Domenico in Soriano, prima, ed in quello di Reggio, poi. Gli fu affidata da papa Clemente XIV la cattedra di Botanica nell’Università romana della Sapienza e di conseguenza l’incarico di cercare in tutto il Regno minerali, fossili e produzioni vulcaniche per arricchire il museo Pio-Clementino. Nel 1773, in compagnia del disegnatore olandese Fortuyn, si recò in Calabria per disegnare le più belle vedute del Regno; del frutto del suo lavoro furono fatte delle incisioni sul rame, ad opera dello scillese Bovi, con delle dotte ed esaurienti didascalie ad opera dello stesso Minasi. In seguito agli eventi che portarono rivolgimenti nel Regno, dopo la Rivoluzione Francese, il Minasi ultimo rappresentante di un mondo che scompariva si rifiutò di accettare tali cambiamenti e si ritirò esule in un convento del suo Ordine nell’isola di Malta dove si spense il 25 settembre del 1806.