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Bova Rocco (o Bovi Rocco)

Astronomo. Nacque il 7 agosto del 1743 da Francesco e Caterina Dieni. Lo zio Giuseppe notò subito le doti dell'ingegno del giovane Rocco e lo avviò agli studi di lettere, matematica e medicina. Entrato nel Seminario di Reggio Calabria allo scopo di continuare gli studi intrapresi, fu allievo del Morisani; passato poi al Convento dei Minimi di S.Francesco da Paola dove perfezionò gli studi delle scienze fu inviato infine a Bologna per intraprendere gli studi di medicina. Prima di partire alla volta di Bologna accadde un fatto singolare, per un omonimia con un ricercato accusato di un ferimento, fu coinvolto dalla giustizia in questa spiacevole vicenda e dopo aver chiarito l'equivoco cambiò il cognome in Bovi. Giunto a Bologna si dedicò agli studi della medicina, della fisica, dell'astronomia e del calcolo. Qui scoprì che la sua passione riguardava proprio lo studio dell'astronomia tanto da "delineare quattro orologi solari ai quattro angoli della specula". Trasferitosi a Firenze, dove fu attratto dagli esperimenti di elettricità dell'Abate Fontana, fu socio dell'Accademia Fiorentina, degli Apatisti e di quella Botanica. Dopo il rifiuto di recarsi in Giappone per delle osservazioni astronomiche sul pianeta Venere, si recò a Napoli per assumere la cattedra di fisica sperimentale nel Reale Collegio del Salvatore, giunto con gran ritardo trovò la cattedra già occupata e dovette accettare di insegnare matematica nel collegio di Salerno. Chiamato dal Priore della Certosa di San Martino, delineò sul pavimento della biblioteca della Certosa una meridiana, compilando una memoria per il re Ferdinando IV. Nello stesso periodo si stava preparando la grande carta geografica del Regno ed il direttore dell'opera Mons. Galliani, appresa la bravura del Bovi, gli affidò l'incarico di coadiuvare il geografo Giovanni Antonio Rizzi Zannoni. Agli inizi dell'800 elaborò un'altra meridiana nel Monastero della Trinità della Cava.
A causa del terremoto del 1783 moriva lo zio Giuseppe ed il Bovi era costretto a tornare nella natia Scilla per tutelare gli interessi della famiglia. Qui ebbe modo di dare un importante contributo all'Accademia Reale, che aveva inviato insieme con illustri scienziati il dotto scillese Antonio Minasi, suo famoso cugino, per studiare i fenomeni causati dal disastroso terremoto. Fece altrettanto allorché si recò in visita del fratello Mariano a Londra, dove mise in evidenza gli errori commessi dall'Hamilton nella relazione sul terremoto in Calabria.
Stabilitosi definitivamente a Scilla, divenne Sindaco e profuse tutto il suo impegno per migliorare sia gli scambi commerciali sia per risolvere le numerose contese tra l'Università Scillese ed il Feudatario. E proprio per risolvere una lite con il Ruffo gli fu dato l'incarico di compilare la pianta topografica del territorio di Scilla. A lui si deve l'aver sostenuto e proposto l'importanza di un porto a Scilla, egli stesso presentò un progetto per la costruzione del porto, portandolo alla visione sia dei Sovrani di Francia che del Regno delle Due Sicilie, ma non gli fu dato ascolto. Soltanto alla fine del secolo un altro valente sindaco, Gaetano Minasi, riprese il progetto del Bova e sotto il regno di Vittorio Emanuele II Scilla ebbe il su porto.
Rocco Bova lasciò la sua vita terrena, ricca di studi e ben spesa per i posteri, il 27 giugno 1831.